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I’m Back. Ecco perché apro un blog nel 2020.

9 min

 

I’m Back.

Siediti comodo e inspira profondamente.

Sì, dico davvero. Prendi un grande respiro e lasciati andare ad un’esperienza di lettura immersiva. Il resto può aspettare.

I’m back”.

Sono queste le uniche due parole scritte da Micheal Jordan nel comunicato stampa del 18 Marzo 1995, quando il giocatore decise di tornare in campo dopo due anni di pausa dal basket.

 

Al suo posto altri giocatori avrebbero scritto poesie, riempitivi strappalacrime e parole d’effetto che non avrebbero avuto niente da invidiare all’Odissea di Omero.

Eppure fecero più rumore quelle due semplici parole rispetto a qualsiasi altro comunicato stampa della storia del basket.

I’m back”.

Due parole bastano per raccontare una storia. Due parole bastano per scatenare un oceano di emozioni nella mente delle persone.

Signori, questo è il Marketing.

Ora, forse meglio che io lo dica subito prima di ritrovarmi lapidato in un servizio delle Iene:

Io non sono Micheal Jordan.

Eppure io e Jordan condividiamo qualcosa.

Dariovignali.net, dopo aver fatto la storia del mercato del Marketing Italiano, si è preso due anni sabbatici.

Due anni in cui non ho scritto, anche se la mia più grande passione è scrivere.

Due anni in cui ho lasciato decadere il mio asset imprenditoriale più importante. L’asset che mi ha permesso di arricchirmi e, soprattutto, di costruire tutto ciò che ho realizzato sino ad oggi.

Quale? Il mio blog.

Ora, potresti appartenere a due tipologie di persone:

1) Forse appartieni a coloro che mi hanno scoperto in tempi recenti su YouTube, sul podcast o nelle varie community di Marketers.

2) Oppure appartieni a quelli della “vecchia guardia”. Coloro che si sono fatti strada leggendo le pagine di questo stesso blog, studiandone le guide, copiandone le strategie, interiorizzando le tecniche di marketing proposte.

A quale categoria appartieni poco conta. Nessuno potrà mettere in discussione il fatto che colui che opera nel marketing e non ha mai letto le guide di Dariovignali.net si sia perso qualcosa per strada.

Siamo nel 2020 e quando chiedo alle persone come mi hanno scoperto, la maggior parte di queste continua a ripetermi “il tuo blog”.

“Ho cominciato a leggere, ho aperto 20 articoli su 20 schede diverse del browser e non ho mai più smesso”.

Questo è il potere delle parole unito ad una dose massiccia di traffico organico.

Le parole scritte ti lasciano la possibilità di essere il direttore creativo, il registra e lo sceneggiatore della storia che stai leggendo.

La lettura è immaginazione attiva, è persuasione, è nascita di nuovi mondi.

Quando da ragazzino ho chiuso l’ultimo libro di Harry Potter mi sono sentito perso.

Ti è mai capitato?

La fine di un sequel, che sia una serie di film o di libri, crea sempre quella sensazione di malinconia simile alla depressione post-sbornia. Come se qualcuno ci risvegliasse da un sogno piacevole per ributtarci nella noia e nella routine della realtà quotidiana.

Beh, l’astinenza è finita.

Dariovignali.net is back”.

Niente trucchi, niente inganni. Non c’è ghostwriter e non c’è alcun calendario editoriale da rispettare.

Sono io che batto le dita sulla tastiera mentre attraverso la tratta Barcellona-Genova in traghetto.

In questo blog ho sempre condiviso i miei risultati, le mie strategie e qualche dato interessante.

Partiamo quindi dai dati.

Non ho pubblicato sul blog per 2 anni. Ecco cosa ho imparato.

Non scrivo su dariovignali.net da più di 765 giorni e non ho modificato alcun post fino a una settimana fa.

Non ho nemmeno più fatto SEO.

(La SEO consiste nella search engine optimization, una pratica per migliorare il proprio posizionamento sui motori di ricerca).

Questa la faccia di mia nonna quando gli spiego cos’è la SEO:

 

Eppure…Eppure Google continua ad amarmi e a posizionarmi in cima ai suoi risultati di ricerca.

Grazie anche a tutto questo dariovignali.net continua a portare a casa più di 6.000€ al mese in affiliazioni, 10.000€ in vendite di corsi e svariate migliaia di euro in consulenze erogate dalla mia società.

Prima lezione: è possibile guadagnare facendo (quasi) niente?

Noi tutti sappiamo che i guadagni passivi non esistono, ma un blog come dariovignali.net è quanto di più simile possa esistere al “guadagnare senza far niente“.

Certo, se avessi continuato a ignorare la deriva che il mio blog stava prendendo, probabilmente sarei stato fuori dai giochi in pochi mesi.

Eppure per due anni, senza scrivere o mettere mano al blog, la mia società ha guadagnato da dariovignali.net centinaia di migliaia di euro senza fare una cippa.

PS: quando mi riferisco alla mia società (di nome Marketers Company) intendo questo gruppo di loschi individui:

 

Detto questo penso di aver risposto al ragazzo di nome Tommaso che l’altro giorno, al mio evento “marketers meetup” a Palermo mi ha chiesto:

“Dario, ma ha ancora senso aprire un blog nel 2020?”

Oh sì caro Tommaso. Viviamo in un mondo dove il 99% delle persone spera di ottenere risultati veloci nel minor tempo possibile.

Così tutti si buttano a farsi la guerra sui cosiddetti “social media” dimenticandosi che là fuori è pieno di piattaforme ben meno sature.

È facile creare un profilo instagram, ben meno investire nella costruzione di un blog e di un brand proprio.

Nel primo caso stai costruendo un profilo in una piattaforma che appartiene a qualcun’altro che detta le regole del gioco, nel secondo caso stai realizzando il tuo impero personale dove sei tu a dettare le regole del tuo gioco.

Ad esempio, se su Facebook pubblicassi il link al mio corso “Business Genetics”, Facebook penalizzerebbe la raggiungibilità organica del mio post, diminuendo drasticamente il numero di persone che potrei raggiungere.

(Del resto a Mark Zuckerberg non piace quando i Marketers provano a far uscire gli utenti dalla sua piattaforma per mandarli sui loro siti)

Se invece pubblico qui il mio link a Business Genetics nessuno potrà decidere di penalizzare questo post. Anzi, probabilmente farai click sul link per curiosità e poi tornerai qui per completare la lettura dell’articolo.

Sì insomma, a casa tua fai quel che vuoi, ed è impagabile.

Ora passiamo al secondo insegnamento che ho tratto in questi 24 mesi senza blog… Potrei riassumerlo con una frase:

Seconda lezione: “Il primo grande amore non lo si dimentica mai”.

Cosa significa?

Significa che non importa quanti prodotti lancerai o quanto successo avrai in futuro.

La gente rimane affettivamente legata al passato.

Potremmo chiamare questo fenomeno “Nostalgia-Marketing”, e non è un caso che pure grandi aziende come CocaCola, Pepsi etc ogni tanto sparino nel mercato pubblicità, prodotti e contenuti vintage o retrò.

Non è nemmeno un caso che il nostro cuore sussulti alla vista di qualche prodotto “iconico” degli anni in cui si era ragazzini.

L’altro giorno ho aperto un cassetto della mia camera da letto a casa dei miei. Ci ho trovato il mio game boy Nintendo. Che ricordi!

Per non parlare della volta che ho ritrovato il mio primo iPod nano dopo anni che non lo usavo. Quanto era bello?

 

Questi non sono semplici oggetti. Sono ancore emotive che stimolano l’insorgere di emozioni e ricordi del passato.

Noi uomini di Marketing conosciamo tutto questo molto bene.

Ma che diavolo c’entra tutto questo con il mio blog?

Semplice… Ad ogni Marketers Meetup che organizzo (i MM non sono altro che feste per nerd del marketing e del business) c’è sempre quel momento, dopo ore che ho speso a parlare dei miei futuri progetti di cui sono entusiasta, in cui qualcuno mi dice:

“Sì Dario, tutto bellissimo. Ma quando torni a scrivere sul blog?”

Come professionisti dobbiamo ricordarci che siamo schiavi della nostra vocazione.

Dobbiamo accettarlo, dobbiamo ricordarlo e soprattutto non dobbiamo mai ribellarci a questo principio.

E sai perché?

Perché sono molti gli imprenditori che dimenticano ciò che li ha portati al successo per imboccare la strada della finta innovazione.

L’innovazione non consiste nel soppiantare ciò che esiste e che funziona alla grande con qualcosa che la gente non conosce e non riesce a comprendere.

Se hai un prodotto che la gente ama e che continua ad acquistare, il tuo ruolo di innovatore deve essere quello di migliorare quel prodotto.

Air Jordan, Big Mac, CocaCola. Sono infiniti gli esempi di prodotti intramontabili che continuano ad occupare un posto nelle nostre menti.

Nel mio caso dariovignali.net supera qualsiasi altro progetto che io abbia mai lanciato. Lasciarlo andare alla deriva sarebbe la cosa più stupida che io possa fare.

Ora… Pensa un attimo al panino “Mac” di McDonald’s.

“Dario, intendi il Big Mac?”

Nono, intendo proprio il Mac!

Te lo ricordi?

Probabilmente no, ed è questo il punto.

Il “Mac” è un panino su cui McDonald’s aveva speso milioni di euro in ricerca e sviluppo, impiegando più di due anni e un team di 14 chef di alto livello.

Doveva diventare IL panino McDonald’s per eccellenza.

Invece è stato un totale flop e il BigMac continua a dominare la scena incontrastato.

 

Fate la dark edition, la black edition, la versione limitata.

Aggiungete la parola “nuovo” e testate qualche caratteristica innovativa, ma non smettete MAI di mettere focus su qualcosa che funziona dannatamente bene.

Io ho creato dariovignali.net e oggi ne sono schiavo.

(e dopo anni sono qui a scrivere con l’ansia da prestazione)

Terza lezione: “il contenitore conta quanto il contenuto”.

Uno dei problemi più grandi di Marketers (la mia azienda) è che la gente non sa cosa sia.

Quando mi capita di spiegare il mio lavoro a uno sconosciuto, spesso mi guarda come se esportassi grandi partite di droga in medio-oriente per conto della mafia Koreana.

Soprattutto quando poi vede le nostre facce…

 

In realtà ci occupiamo di Digital Marketing e Business Digitali.

Il problema è che sono in pochi a capire esattamente cos’è e cosa fa Marketers:

Ma che diavolo è Marketers?

Per noi Marketers è sempre stata la community: un gruppo Facebook dove decine di migliaia di persone condividono strategie, interessi e risultati.

Da quella community è poi nato un movimento che oggi interessa decine di migliaia di persone.

Eppure, ad un certo punto della storia, altri ragazzi hanno cominciato ad aprire altri gruppi Facebook sul Marketing e sul business digitale e questo ci ha creato grandi danni d’identità.

Gira e rigira non puoi modificare più di tanto l’identità percepita di un gruppo Facebook. Del resto è un fottuto gruppo Facebook come ce ne sono altri mille.

Potrà essere il più grande, quello con i contenuti più interessanti o con la copertina più figa, ma rimane un gruppo Facebook.

Figurati poi se si chiama “Marketers” (parola comunemente adottata nel gergo di ogni uomo di Marketing). Sì, insomma, un casino.

Al contrario, il mio blog ha sempre avuto un’identità forte.

Anche chi non aveva tempo di seguire la community sapeva che sul blog trovava il meglio del meglio sul digital marketing.

Così dariovignali.net ha prosperato per anni.

E non è un caso che oggi, secondo alcuni sondaggi, la maggior parte della gente conosce Marketers (azienda) più per il mio blog che per la community Facebook in sé.

Potremmo quindi afffermare che un blog è uno spazio pensato e sviluppato ad-hoc per costruire:

  1. Posizionamento di mercato: la gente scopre chi sei, cosa fai e perché ti dovrebbe seguire.
  2. Percorsi: con una struttura di contenuti e pagine ad-hoc puoi portare la persona che ti scopre a conseguire una serie di letture fino a desiderare l’acquisto dei tuoi prodotti o dei tuoi servizi.
  3. Relazioni: essendo la tua piattaforma puoi far sì che le persone si iscrivano alla tua newsletter o ad altre piattaforme per poterle ricontattare quando lo preferisci.

È proprio la possibilità di offrire un’esperienza grafica e di contenuto personalizzata che conferisce ad un blog un potere ben più alto di quello concesso dai social media.

Su Instagram, Facebook, YouTube sei uno dei tanti profili che segue le regole della piattaforma.

Sul tuo blog sei tu a capo del tuo mondo.

In un mondo dove c’è sempre più contenuto, sempre più offerta e sempre più persone che dicono le stesse cose non è solamente importante cosa dici (contenuto) ma anche come lo dici (contenitore).

Il design, inteso sia come costruzione d’identità percepita, sia come metodologia di sviluppo di esperienze, sarà sempre più importante nella costruzione di brand o personal brand carismatici.

E non è un caso che io stesso abbia investito in un’agenzia di branding e design. (Si chiama OnLab)

Ora, lascia che ti introduca la quarta lezione.

Quarta lezione: la passione è il catalizzatore dell’eccellenza (e ti rende la vita più bella).

Mentre scrivo la fine di questo post sono seduto in cucina nell’Airbnb in cui staremo in Smart Working per un mese qui in Sardegna ad Alghero.

 

Ad ogni parola che batto sulla tastiera mi rendo sempre più conto di quanto mi piaccia.

Scrivere per me è una passione. La possibilità di guadagnare visibilità, profitto ed eccellenza tramite la scrittura è qualcosa che mi rende entusiasta.

Mi era mancato, mi era mancato tremendamente.

Battere le dita sui tasti della tastiera, ascoltare la musica jazz in sottofondo, guardare fuori dalla finestra e ignorare il mondo e i suoi problemi per qualche ora. Cos’è questa se non una forma di meditazione?

Ahimé ho smesso di scrivere su questo blog per creare un’azienda. Ora però sono tornato a riappropriarmi della mia creatività.

Abbiate a cura di scegliervi un lavoro che coincida (anche) con una forma d’arte che inneschi in voi la passione necessaria per fare di più, fare meglio, diventare migliori.

Quinta lezione.

La quinta lezione è ancora acerba per potertela rivelare ora.

La pubblicherò prossimamente qua sul blog. Puoi accertarti di riceverla (quando sarà pronta) se ti registrerai sulla home del mio blog.

Nel frattempo ho alcune domande per te. Rispondi nei commenti a una o più domande:

  • Cosa ti è mancato i più di questo blog?
  • Quali argomenti ti appassionano di più?
  • Leggi altri blog di Marketing o Business?

 

Un abbraccio,

Dario Vignali.

PS: stasera ci vediamo tutti collegati alla super premiere che ho preparato per voi. Partecipa gratis iscrivendoti qua

Ah, se il post ti è piaciuto ti consiglio di integrarlo con questa puntata del podcast.

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